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Per periodo Vittoriano si intende il periodo del lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 1837 al 1901. Salì al trono a soli 18 anni, nel 1837 e nei primi anni di regno il suo mentore fu William Lamb Melbourne, il primo ministro Whig: anche le amicizie personali della sovrana facevano parte del partito liberale.
Nel 1840 Vittoria sposò Alberto, principe di Sassonia-Coburgo-Gotha, suo cugino.
Anche se il matrimonio ebbe motivazioni politiche, fu un'unione felice da cui nacquero nove figli: la primogenita fu Vittoria Adelaide Maria Luisa, in seguito imperatrice di Germania, mentre il primo maschio fu Alberto Edoardo, che salì al trono con il nome di Edoardo VII.
Le posizioni conservatrici del principe Alberto influenzarono le idee politiche della regina. Dopo il 1841, quando il governo (liberale) Melbourne cadde, Vittoria divenne una sostenitrice ed alleata del partito conservatore.
Negli ultimi vent'anni di regno, la popolarità di Vittoria presso tutte le classi sociali raggiunse i massimi livelli. Considerata un esempio di onestà, moralità, patriottismo e dedizione alla famiglia, Vittoria fu il simbolo vivente della solidità dell'impero britannico.
Il suo regno, durato sessantatrè anni, fu il più lungo nella storia dell'Inghilterra: durante quel periodo l'Inghilterra conobbe un periodo di prosperità senza precedenti, di cui trasse beneficio la classe media. Morì nel 1901.
L'epoca vittoriana era tristemente conosciuta per l'impiego dei bambini nel mondo del lavoro (lavoro minorile), mentre invece il commercio degli schiavi, che aveva fatto la fortuna dei coltivatori di zucchero e dei piantatori di tabacco delle Indie occidentali era proibito e quindi la schiavitù fù abolita in tutto il dominio britannico. La tratta degli schiavi si infranse proprio in Gran Bretagna, dove nacquero le battaglie per i loro diritti e questo fu per loro motivo di grande orgoglio.
La Regina Vittoria con la sua serietà e il suo senso dell'autorità e della famiglia, diede alla società un'impronta austera e rigorosa. Rispettabilità, buone maniere, senso del dovere, duro lavoro, proibizione, fiducia nel progresso materiale: questi erano i valori da esibire all'epoca. Una società fondata su una secca divisione dei ruoli tra uomo (soggetto attivo nel sesso, pieno di energie, a cui non si poteva rimproverare nulla visti i suoi abbondanti appetiti sessuali) e donna (la parte passiva del rapporto, considerata priva di desiderio sessuale).
Le ragazze erano severamente controllate dai genitori fino al matrimonio: il sesso era tabù e il piacere femminile era negato. Una vera e propria regressione, considerato che già il marchese de Sade nel 700 parlava di eiaculazione femminile. Le giovani della classe media ai tempi di Queen Victoria passavano il loro tempo studiando canto, imparando a suonare il piano, ricamando, leggendo novelle. Il più grande sogno era raggiungere il matrimonio.
La grandeur vittoriana con tutta la sua ipocrisia e decadenza morale confinava la sessualità femminile nei bordelli e la bandiva dalle famiglie-bene. Una reazione tipica in ogni proibizionismo: lanciarsi nel consumo del negato. Ecco allora che una società così incentrata sul pudore e sul rigore sessuale (al punto che la regina Vittoria arrivava a coprire le gambe dei tavoli), sfociava nel piacere più sfrenato.
Nella Londra vittoriana, dove lo spirito conservatore si scontrava con il costume libertino, ogni gentiluomo aveva a disposizione circa due prostitute e mezzo per il piacere e una consorte (remissiva e intenta soltanto al menage familiare) per il dovere. Quindi si al sesso esagerato e disinibito, ma solo lontano dalle decorose mura domestiche.
Secondo la studiosa inglese Paola Wats, nel 1857 soltanto a Londra esistevano 3325 bordelli e 8600 prostitute. Senza dimenticare che l'Inghilterra di allora si abbandonava ai fumi dell'oppio che giungeva senza troppi problemi dall'India.
E criminalizzava l'omosessualità senza riserve. Ne fu un esempio anche Oscar Wilde, celebre scrittore e personaggio simbolo di quel periodo controverso. Coinvolto in un processo per sodomia che all'epoca fece scandalo, fu condannato a due anni di lavori forzati per una legge del 1885 che vietava espressamente i rapporti tra uomini (ma la prima legge contro i gay fu approvata già da Enrico VIII).
Durante il regno della regina Vittoria, la vita delle donne divenne sempre più difficile a causa della diffusione dell'ideale sulla donna angelo, condiviso dalla maggior parte della società. Il corpo della donna era visto come un elemento puro e pulito, tranne quando ella entrava nel periodo mestruale.
Per una donna rispettabile non era consigliato portare alcun genere di trucco o altri ornamenti, nè indossare vestiti che mostrassero troppa pelle, o persino calze particolari o qualunque altro tipo di indumenti intimi. I diritti legali delle donne sposate erano simili a quelli dei figli: esse non potevano votare, citare qualcuno in giudizio, nè possedere alcuna proprietà.
Alcuni credono che la causa di ciò sia da ricercare nel fatto che il corpo della donna era considerato come proprietà del marito: di conseguenza, le donne non dovevano mostrare i loro corpi ad altri uomini. Inoltre, le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con gioielli nè essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale.
Il ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di domestica, nè era loro riconosciuto il diritto di avere propri conti correnti o libretti di risparmio. A dispetto della loro condizione di angeli del focolare, venerate come sante, la loro condizione giuridica era spaventosamente misera.
Tuttavia, queste consuetudini d'abbigliamento valevano in parte anche per gli uomini: è questo uno dei pochi casi in cui la morale vittoriana era ambivalente sia per i maschi che per le femmine. Non si poteva parlare di argomenti poco puri alla presenza di persone di sesso opposto. Anche queste restrizioni erano dirette ad entrambi i sessi. Le donne avevano la necessità di conoscere solo le cose necessarie: badare ai figli e mandare avanti la casa.
Materie come storia, geografia e letteratura generale erano considerate importanti, al contrario del latino e del greco. Le donne che desideravano studiare materie come legge, fisica, ingegneria o arte venivano derise ed allontanate.
Era opinione comune che non fosse necessario per le donne iscriversi all'università. Si arrivava addirittura a dire che studiare fosse contro la loro natura e che potesse farle impazzire. Esse dovevano accontentarsi del semplice ruolo di ornamento della società ed essere subordinate ai mariti. L'obbedienza era tutto ciò che a loro si richiedeva.
Casta, puritana e repressiva, ma anche sensuale, spregiudicata e voluttuosa. Era questa la doppia anima dell'era vittoriana, uno dei periodi più ricchi di contraddizioni della storia inglese.
Masturbazione nel periodo Vittoriano.