La parola samovar nasce dall’unione di due termini russi: sam=da solo e varit’=bollire che significa 'bolle da solo', 'autobollitore'. Si dice Samovar al singolare e Samovary al plurale. Ne esistono in rame, sheffield, argento, porcellana, metallo e addirittura in oro. Rappresentano un modo di preparare e gustare il tè molto diverso dal nostro.
La Russia scoprì il tè nel 1638, quando lo zar Michele III ne ricevette 64 kg dall’ambasciatore Vassili Starkov come dono di un principe mongolo. Presto la bevanda si diffuse in tutto il Paese e poichè era bevuta sia di mattina che di pomeriggio, in casa e in viaggio, divenne indispensabile l’uso di un oggetto che mantenesse l’acqua calda per l’intera giornata.
Intorno alla fine del 700, Fedor Lisitsyn, un armaiolo russo, apri' assieme ai suoi due figli una piccola officina a Tula, una cittadina a sud di Mosca , cuore dell'industria bellica russa. Nel tempo libero decisero di produrre in serie i samovar, che sino a quel momento erano fatti artigianalmente uno per uno. L'officina dei Lisitsyn fu la prima a produrre industrialmente i samovar che ebbero un grande successo, sulla cui onda nacquero numerose altre fabbriche che portarono Tula, nel 1830 ad essere la capitale della fabbricazione dei samovar.
I Samovar avevano spesso dimensioni piuttosto grandi. Verso la II° metà dell'800 furono diffusi in tutta europa (anche in Italia, dove in realtà non ebbero ampia diffusione) e caddero in disuso agli inizi del 900. Gli esemplari più preziosi sono in argento e sheffield. I manici, il pomolo e il rubinetto erano fusi e applicati, mentre i profili perlinati erano cesellati.
Il samovar può avere forme e aspetti diversi: a cratere o ad urna, sferico, liscio, cilindrico o cesellato. E' un contenitore metallico dotato di un rubinetto nella parte inferiore, con un tubo interno che lo attraversa verticalmente. Il tubo può venire riempito con del combustibile solido, il quale bruciando scalda l’acqua circostante. A volte agli inizi dell'800, nel tubo interno mettevano una pietra che facevano diventare incandescente.
I samovar più antichi, usati attualmente solo nei villaggi russi, sono alimentati con carbone o con pigne secche che conferiscono al tè un leggero aroma di resina. Si dice che il tè preparato in un samovar alimentato da un fuoco di pigne abbia il sapore di una foresta in cui si respira aria buona.
Per le famiglie russe il samovar è ancora un simbolo di grande importanza, perché oltre ad essere un’economica fonte di acqua calda sempre disponibile, rappresenta il calore familiare.
Ai nostri giorni si producono anche Samovary elettrici di cui, in genere, si fa uso nelle città. Per contro, i samovary di fattura antica si incontrano (e si usano) soltanto nei villaggi russi.