Cesare Gheduzzi, bolognese di Crespellano nato alla fine dell'800, respirò arte già da giovane grazie al padre Ugo che oltre ad essere un pittore formatosi all'Accademia di Bologna e scenografo del Teatro Regio di Torino, passò alle cronache per alcuni suoi dipinti acquistati dalla famiglia reale per le residenze di Racconigi e di Agliè e per il Palazzo Reale di Torino.
Cesare si accosta alla pittura da autodidatta stimolato dal confronto con il padre e il fratello Giuseppe. La sua era una famiglia di artisti: furono infatti pittori anche i fratelli Augusto e Mario. Dopo i primi anni trascorsi nel paese natale, già da ragazzino si trasferì a Torino dove dedito a vari generi iniziò la sua maturazione artistica.Ma il suo incontro col maestro Carlo Follini, del quale diventò allievo e con il quale trascorse in modo entusiasta due anni della propria vita accompagnandolo in tutti i suoi viaggi, fu decisivo: fu infatti grazie a questo incontro che il suo indirizzo artistico si spostò definitivamente verso il paesaggismo, di cui fu un grande interprete nell'italia del primo 900.
Prediligeva infatti dipingere paesaggi montani, campestri e marini spesso animati da figure.Nel 1917, a 23 anni, esordisce con una sua opera 'Studio nei pressi di Plavà all'esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti e al Circolo degli Artisti di Torino dove l'anno dopo inizia ad esporre alle rassegne annuali.Tra il 1925 e il 1927 trascorre l'inverno a Bordighera, ospite dell'Hotel Parigi.Nel 1942 espone alla mostra Arti Figurative della Promotrice delle Belle Arti, Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, con l’opera Gressoney La Trinitè.
Morì a Torino nel 1944 all'età di 50 anni. Dopo la sua morte si tennero due esposizioni postume: la prima dopo due anni, nel 1946 alla Galleria Balzani di Milano, con quadri ispirati soprattutto a Venezia e l'altra nel 1949 alla Galleria Fogliato di Torino.