Nel 2002 il congresso degli stati uniti dette la notizia ufficiale: nonostante nei libri si studiasse che l'inventore del telefono è stato Alexander Graham Bell, ora l'invenzione è stata giustamente attribuita ad Antonio Meucci.
Già nel 1887 un tribunale dette il merito a Meucci, un fiorentino amico di Garibaldi che nacque nel 1808 da una famiglia modesta che gli diede l'opportunità di frequentare corsi di Belle Arti. Divenne meccanico teatrale, cioè un inventore di marchingegni: inoltre era appassionato di medicina elettrica e appiccicava elettrodi di rame addosso a chiunque. Ma trentenne, nel 1831, essendo coinvolto nei moti rivoluzionari ed essendo portato in prigione per via delle sue idee politiche fu costretto ad emigrare a Cuba portando la moglie con se e nel 1835 accettò un lavoro al teatro Tacon diventando primo meccanico del teatro dell'Avana. Inventò inoltre un metodo per galvanizzare i metalli. Era un grande inventore ma il suo cuore era sempre quello di un mazziniano umanitario: dietro il teatro aveva un laboratorio dove curava tutti con l'elettromedicina. Curava con gli impulsi elettrici diventando maestro nel dosare la forza e la lunghezza delle scosse. Ma verso i 41 anni un giorno capitò una cosa strana: per curare un malato gli mise nella bocca un tetrodo di rame e l'altro nella mano. Andò in una stanza vicina e attaccò i fili: uno nell'apparecchio per elettro impulso e uno sulla sua lingua per dosare la scossa. Ma quando abbasso la levetta il malato saltò sulla sedia e Meucci sentì sulla propria lingua le urla e ciò che diceva il malato.
Da quel momento la sua ragione di vita fu quella di trasmettere la voce con un filo: iniziò gli esperimenti senza badare a spese finchè il testro dell'Avana si incendiò e andarò a New Jork dove vi erano tanti teatri. Ma gli americani non accettavano volentieri gli stranieri per cui non gli restò altro da fare che aprire una fabbrica di candele a Clifton con il tenore Salvi dove lavorava all'ideazione della candela senza fumo.
Nella sua fabbrica accolse molti esuli italiani tra cui Garibaldi che non si dimenticò del trattamento ricevuto scrivendo che era stato trattato da Meucci come uno di famiglia nonostante fosse un suo lavorante. Ma continuava ad interessarsi all'invenzione del suo telettrofono, finche un giorno riuscì a sentire in fabbrica la voce della sua amata moglie ormai paralizzata nella casa vicina. Ma nel 1855 dovette liquidare la fabbrica e l'imbroglio di un socio americano lo portò alla rovina.
Mandò in Italia un tale alla ricerca di capitali ma nessuno gli dette credito: non aveva quindi i 250 dollari per depositare il brevetto. E per finire con le sue disgrazie, lo scoppio della caldaia di un vaporetto quasi lo uccise e restò 3 mesi ustionato in ospedale: la moglie Ester dovette vendere per 6 dollari tutte le sue invenzioni elettriche ad un rigattiere. Nel 1871 se non proprio un brevetto depositò un documento dove attestava la priorità dell'invenzione. Nel 1874 affidò i suoi nuovi modelli al vicepresidente della Wester Union: dopo che si riprese dalle ustioni e andò da lui gli rifiutò i soldi per rinnovare la notifica del 1874 dicendogli che aveva perso tutto. La rabbia fu tanta quando nel 1876 lesse che Bell era l'inventore del telefono: Meucci gli fece causa ma Bell minimizzò.
Non servì neppure che nel 1887, dopo 11 anni, annullarono per frode il brevetto a Bell: il documento che Meucci fece nel 1871, che attestava la priorità dell'invenzione, era scaduto e non avendo soldi non potè far nulla. Si pensi che Meucci inventò il telettrofono nel 1871, ma quando lo sperimentò per la prima volta nel 1849, Alexander Graham Bell aveva appena 2 anni!
La Western ottenne il brevetto e attribuì l'invenzione a Bell che aveva solo lavorato sui prototipi di Meucci che la West Union diceva di avere perso. La comunità italiana fece di tutto per questa grande ingiustizia e dopo 10 anni intervenì il governo annullando 1887 il brevetto di Bell per frode e dichiarazione del falso. L'annullamento fu poi sancito dalla Corte suprema. Ma Meucci morì poverissimo nel 1889 e nessuno contestò più il brevetto Bell, in quanto scadeva nel 1893. Infatti la prima grande impresa telefonica della storia prese il nome da Alexander Graham Bell: La Bell Telephone Company.
In tanti sperimentarono quello che diventerà il telefono: anche il valdostano Innocenzo Manzetti riuscì ad inventare gia nel 1850 un apparecchio elettrico con cui si poteva comunicare a distanza: di questa invenzione se ne occuparono giornali italiani ed esteri nella dimostrazione pubblica del 1865 ma la sua invenzione non riuscì ad andare avanti. Manzetti chiamò la sua invenzione basata sull'induzione elettromagnetica 'telegrafo parlante'.
Meucci, la cu invenzione consisteca nell'attorcigliare due fili per poi stringerli tra i denti, sentendo parlare di Manzetti cerco di scrivergli per parlare delle loro idee. Ma purtroppo Manzetti morì a soli 52 anni nel 1877 e la moglie Maria Rosa Anzola che ereditò dal marito tutti i suoi prodotti scientifici e cioè bussole, barometri, termometri e il prototipo del telofono cedette il tutto dopo tre anni, nel 1880, a due americani: Max Meyer e Horace H. Eldren che si scoprì essere il direttore dei telegrafi di New Jork
Nel 1860 ci provò anche Philipp Reis presentando una macchina per trasmettere elettronicamente suoni musicali tramite una barretta vibrante sotto l'influenza di un campo elettromagnetico, ma il suo dispositico non era comunque in grado di trasmettere la voce.
Elisha Gray riuscì da sola ad inventarlo e nel 1876 ne diede dimostrazione, ma solo 2 ore prima di presentare la richiesta di brevetto Alexander Graham Bell la superò nel tempo nonostante il suo dispositivo non funzionasse gli venne accreditata l'invenzione sia in Canada che negli Stati Uniti.
Nel 1880 il telefono è uno strumento scientifico usato solo nei laboratori, dalle ferrovie, dagli agenti di cambio e dai banchieri, solo in seguito da professionisti e imprenditori. La prima comunicazione interurbana Tra New York e Boston è stata fatta nel 1884.
Era più veloce dell'apparecchio Morse e si poteva parlare solo con utenti della stessa rete urbana. In italia dopo la prima guerra mondiale inoziarono ad usare il telefono anche per fare semplicemente 4 chiacchiere. Nel 1923 cinque concessionarie private si spartirono il territorio: Stipel, Telve, Timo, Set e Teti. Il telefono perde la manovella e la pila e il microfono e il ricevitore si fondono in un corpo unico: nasce la cornetta e dagli anni 50 ci fu un boom economico.
La richiesta di allacci fu enorme e i design cominciarono a disegnare il telefono con nuove forme e colori.