L'artista sardo Francesco Ciusa, scultore e disegnatore, nasce a Nuoro nel 1883 da Giacomo Giudacciolu, un intagliatore di legno di modeste condizioni. Fu un autodidatta molto talentuoso: da ragazzo amava il disegno (fu un abile disegnatore: i suo disegni a penna furono esposti alla Biennale di Venezia del 1920) e la modellazione. Rimase presto orfano e a 16 anni, grazie ad un piccolo sussidio del comune di Nuoro, ebbe l'opportunità di andare a Firenze (dal 1899 al 1903) e frequentare l'Accademia delle Belle Arti.
Il suo carattere particolarmente irruento non si addice alla vita toscana: nel 1904 torna in Sardegna e per poco tempo si stabilisce a Sassari: l'amico Sebastiano Satta lo presenta al poeta Salvator Ruju, che lo introdusse nell'ambiente artistico. Fa inoltre amicizia con il poeta Giannetto Masala e con il pittore Giuseppe Biasi che mette a sua disposizione uno studio, formato da una sola stanza.
Nel 1905 torna a Nuoro dove un anno dopo inizia a modellare il suo capolavoro 'La madre dell'ucciso'. L'opera che, nel 1907, sarà ammessa alla Biennale di Venezia vincendo il primo premio: un trionfo. Mai prima di allora un artista sardo vinse un premio così importante.
Il 1907 fu un anno importante in quanto sposò Vittoria Cocco per trasferirsi a Cagliari nel 1908 dove modellò opere come Il pane, Il nomade, La filatrice. Nel 1909 vincerà il premio Città di Firenze con l'opera Il dormiente.
Nel 1913/14 decora a Cagliari la Sala dei Consiglieri nel Palazzo Civico, distrutta dai bombardamenti della II Guerra mondiale. Nel 1914 espone Il cainita alla Biennale di Venezia .
Nel 1917 aderisce al manifesto Rinnovandoci rinnoviamo, nato per la valorizzazione delle arti decorative.
Nel 1919, sino al 1925, fondò la Società Per l'Industria Ceramica Artistica (SPICA). Con questa azienda comincerà a produrre multipli, stampati e decorati a freddo: un esempio sarà La sposina di Nuoro, Coro meu e Fanciulla di Desulo
.
Tra il 1920 e il 1922 modella capolavori in piccole dimensioni: Il ritorno, La campana e Il sacco d'orbace.
Tra il 1925 e il 1930 dirige la Scuola d'Arte Applicata di Oristano e nel frattempo termina il Monumento ai Caduti di Iglesias, L'anfora sarda (1928) e ricava Il bacio (1927/1930) dal Monumento al generale Gandolfo mai compiuto.
Negli anni Trenta torna definitivamente a Cagliari e fonda prima ABC (Applicazione Brevetti Ciusa), studio per la vendita di laterizi da lui brevettati e di marmi puri e artificiali; successivamente nei medesimi locali, APE (Arte, Pura Espressione), dove modella (anche su richiesta) piccole opere di arte regionale, religiosa, funeraria e rivestimenti edili.
Tra il 1939 e il 1941 soggiorna ad Orgosolo e realizza la sua ultima grande opera: Il fromboliere. Dal 1943 al 1945 insegna disegno presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari.
Si ammala e nel 1949 muore
Dedica in lingua sarda di Francesco Ciusa
Feti unu basidedhu furau e fiat s'una de noti.
Solo un piccolo bacio rubato ed era l'una della notte
Ci fiat sa luna prena candu ses bennia in sa coti
C'era la luna piena quando sei venuta nella capanna
Cantendi a boxi druci 'no poto reposare' su coru m'as furau
Cantando dolcemente non posso riposare' il cuore mi hai rubato
De meda tempu aintru de su coru miu s'amori fiat imprisonau
Da tanto tempo il mio cuore l'amore era imprigionato
A pagu a pagu su sonu de sa boxi tua m'at scidau
Lentamente il suono della tua voce mi ha svegliato
Gioghendi e passillendi su disigiu unu basu at furau
Giocando e passeggiando il desiderio ha rubato un bacio.