Leo Baekeland (vedi foto a destra), emigrato in USA, era figlio di un calzolaio e aveva più di un interesse: appassionato alla chimica, non disdegnava la fisica, la matematica e l'economia. Nel suo paese bruciò le tappe della carriera accademica essendo il classico studente modello. Fece un viaggio negli USA dove si stabilì.
Ma negli States vi era una regola per gli emigranti: non avevavo accesso alle istituzioni accademiche.
Fu quindi obbligato a lavorare e lo fece in un negozio di prodotti fotografici. Si mise in proprio, dimostrando di essere in grado di integrarsi e di non essere il solito intellettuale europeo.
Uno dei primi successi che ebbe negli USA fu una carta fotografica che si sviluppava con la luce artificiale: era il miglioramento di un precedente ritrovato e lo chiamò Velox. Lo vendette nel 1899 a George Eastman, il fondatore della Kodak, per un milione di dollari: una cifra enorme per quel periodo.
E questo era il primo periodo per Baekeland. Il secondo periodo lo vedeva invece consulente nel campo dell' elettrochimica, ottenendo e sfuttando svariati brevetti.
Nel 1905 nel suo laboratorio di Yonkers (vicino a New York), mentre cercava un surrogato della gommalacca, combinò il fenolo con la formaldeide ottenendo la prima materia plastica di colore scuro che dal suo cognome chiamò bachelite (Bakelite). Un anno dopo, nel 1906, la brevettò e la mise in produzione a scala industriale.
La prima materia plastica sintetica fu la celluloide, inventata nel 1869 dall'amerìcano John Wesley Hyatt. Ma la bakelite aveva caratteristiche nettamente superiori e venne utilizzata per tanti anni per cose più svariate, sostituendo vari materiali come il legno, la porcellana...