Luigi Mosca
Proliferante di ceramisti, la famiglia Mosca partecipò a varie attività private e molti dei suoi componenti diressero manifatture contrassegnate anche da altri nomi di fabbrica.
L'attività della vera e propria fabbrica Mosca, inizia intorno al 1865 con il nome di R. Mosca e C., dopo poco però la ditta si scioglie per riaprire sotto il nome 'Fratelli Moscà e passare, sempre nel 1865, proprio al N' 14 di Via Marinella, già sede della celebre manifattura Giustiniani.
Insieme ai locali la 'Fratelli Moscà eredita dai Giustiniani oltre che dai Del Vecchio numerosi lavoranti specializzati.
Luigi Mosca dirige questa manifattura, che nel suo indirizzo generale tende a ridurre la produzione degli oggetti, per incrementare quella fortunatissima dei quadrelli per pavimenti. Va anche ricordato che egli mise a punto un vaso igienico chiamato volgarmente il w.c. Mosca - considerato all'epoca tanto rivoluzionario da meritargli numerosi premi e una medaglia d'oro dell'istituto d'Incoraggiamento.
Risulta quindi evidente che questa fabbrica dette particolare importanza alla produzione funzionale, intuendo fra le prime, che il futuro della ceramica non lasciava molto spazio all'artista, e che era più logico servirsi di essa per abbellire si, ma principalmente rendere più pratiche le abitazioni.
Giuseppe Mosca
Giuseppe Mosca, al contrario di suo fratello Luigi (proprietario e direttore della fabbrica Mosca) riveste un ruolo molto importante nella storia della ceramica artistica cittadina. li suo curriculum inizia quando il francese Enrico Delange verso il 1872 decide di aprire una fabbrica e gliene affida la direzione. Il Delange in precedenza si era appoggiato alla fabbrica Mosca facendovi eseguire pavimenti, su suoi disegni che poi smerciava sul mercato parigino.
Evidentemente l'iniziativa si era dimostrata valida tanto da spingerlo ad aprire una fabbrica in proprio. Ma pochi anni dopo, nel 1880, il figlio di Delange, forma una società, chiamata 'Ceramica Architettonica e Artisticà, con l'architetto Diego Calcagno e decide di occuparsi di persona della produzione, che consisteva in pavimenti semplici e artistici, stufe, caminetti, portali e fregi prevalentemente in stile turco.
Giuseppe Mosca, lasciata quindi la manifattura di Enrico Delange passa alla direzione della Industria Ceramica Napoletanà. Alle spalle di questa iniziativa esisteva una società formata dal conte Candida Gonzaga, dal Principe Capece Minutolo e dal marchese Lignola oltre che da altri soci. Purtroppo nel giro di una decina d'anni subentrarono gli inevitabili attriti fra gli azionisti e l'iniziativa fallisce intorno al 1890. Eppure questa fabbrica fu l'unica, a mio parere, ad avere una produzione plastica ad un certo livello artistico e di notevole impegno tecnico.
Le sue ceramiche sono le sole ad avere un respiro più ampio, meno 'familiare'; si sente il tentativo di allargare un discorso culturale e nello stesso tempo tentare moderne soluzioni da industria su larga scala. Armonici e grandi gruppi in terraglia bianca di ispirazione mitologica e in stile neo-rococò con donne e putti avvolti da eleganti panneggi venivano prodotti per l'arredamento dei salotti gentilizi, mentre contemporaneamente una produzione di gusto popolaresco, naturalistica, veniva curata con eguale amore per assecondare il gusto della media borghesia.
Accanto alla produzione plastica, troviamo anche esempi di portati dalla complessa e monumentale fattura, belle placche decorative e vasi arricchiti da fregi in rilievo. Ci rincresce che questa manifattura non fosse più attiva nel momento dei 'Liberty' perché in questo caso forse Napoli avrebbe potuto inserirsi anche con plastiche e oggetti, e non solo con i pavimenti, a livello europeo. Ma chiusasi la fabbrica 'Industria Ceramica Napoletanà, Giuseppe Mosca pur aprendo una piccola attività in proprio fu costretto a rientrare nei limiti tecnici ed economici che un'iniziativa personale inevitabilmente comportava.