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La linoleografia è la tecnica che produce una stampa da una spessa matrice di linoleum. Il linoleum fu inventato verso il 1860 e brevettato il 25 aprile del 1863 dallo scozzese Frederick Walton.
Si produce amalgamando insieme olio di lino, polvere di sughero e pece greca stesi su di un traliccio di juta.
Il linoleum presenta una superficie liscia, compatta, che può essere incisa facilmente con le sgorbie. La tecnica di incisione non è diversa rispetto alla xilografia e anche l'aspetto delle stampe è simile.
Ovviamente il linoleum è più facile da lavorare del legno, perché non ha venature ed è relativamente plastico e si adatta ad un disegno spontaneo e corsivo.
Ha inciso su linoleum il pittore russo Wassily Kandinsky (1866/1944) e alcuni espressionisti. La facilità dell'incisione sul linoleum ha affascinato il pittore, incisore e illustratore francese Henri Matisse (1869/1954), considerato uno dei migliori artisti del 20° secolo, che ha usato la tecnica nei modi più semplici possibili, con una serie di stampe basate sulla pura linea bianca sul nero, mentre Picasso ha legato il proprio nome al linoleum grazie alle molte stampe a colori incise tra il 1958 e il 1964. In Italia, soprattutto Mino Maccari (1898/1989), che è stato un pittore, incisore, scrittore, giornalista, incisore e disegnatore satirico italiano ha usato linoleum per tantissime sue opere.
Di particolare interesse è l'evoluzione dell'incisione sul linoleum che si è sviluppata in Polonia dal secondo dopoguerra, indirizzata ad una ricerca analitica sugli elementi costruttivi del linguaggio grafico (Grabowski, Starczewski) spesso insieme ad evocazioni di matrice surrealista o metafisica (Gielniak, Fijalkowski).
Il procedimento d'inchiostratura e stampa è identico per ambedue i tipi di incisione: per xilografia e linoleografia.
Con un rullo di gelatina o di pelle si spande sulla tavoletta un pò d'inchiostro tipografico avendo cura di distribuirlo uniformemente e in quantità giusta in modo da non farlo debordare dalle linee incise a rilievo, cercando quindi di non sporcare i bianchi risparmiati.
Si stende poi sulla matrice un foglio di carta precedentemente inumidito leggermente e lo si fa aderire strofinando ripetutamente con una stecca di osso o un cucchiaio, facendo attenzione a non spostare il foglio.
La stampa meccanica è invece affidata a una pressa a vite azionata a braccia (strumento usato fin dai primordi della stampa xilografica e tipografica) che comprime con pressione planare la carta sul legno.